mercoledì 27 febbraio 2013

Crimini di pace dei China Bashers

Ancora altro materiale sulle rivolte del 2008, tratto dal blog: "Cina: la crescita felice"
http://lacrescitafelice.blogspot.it/2012/05/appendix-2b-false-report-crimini-di.html

False Report


I crimini di pace della cattiva informazione occidentale sulla Cina iniziati con la rivolta dei boxers e continuati con Tienanmen continuano tuttora con il Tibet.
Questa foto si dice sia stata presa via satellite. In realtà non esistono fotografie da satellite prese da questa visuale. I soldati si maschererebbero da monaci per giocare agli agenti provocatori. Dovrebbero essere abbastanza stupidi per condurre questa operazione segreta in strada. La fotografia sarebbe stata presa durante gli eventi del marzo 2008. Ma ci sono alcuni problemi. I colori del ciclo-taxi di Lhasa sono cambiati a partire dal 2005. Queste tipo di uniformi i poliziotti cinesi non le utilizzano più utilizzano da tempo.





Una scena del film


La foto è in realtà del 2002. I soldati sono figuranti di un film in cui devono essere vestiti da monaci e qui ricevono le tonache. Il sito pro-indipendentista che diffonde la fotografia "accusatrice" è: http://buddhism.kalachakranet.org/. La fotografia reca il sottotitolo: This is not an uncommon 'tactical move' from the Chinese government, as could be seen on the back-cover of the 2003 annual TCHRD Report. This photo was apparently made when monks refused to play as actors in a movie, so soldiers were ordered to put on robes. (Questo non è un raro “movimento tattico” da parte del governo cinese, come si può vedere sulla retrocopertina del Rapporto annuale del 2003 del Tibetan Centre for Human Rights and Democracy. Questa fotografia sembra essere stata scattata quando i monaci hanno rifiutato di recitare in un film, e quindi venne ordinato ai soldati di indossare questi abiti.).
Interrogato su questa manipolazione, il webmaster del sito ha risposto che ha tuttavia associato la fotografia al testo che intende "mostrare il tipo di esche che i cinesi hanno utilizzato nelle sommosse recenti". Ciascuno apprezzerà questa deontologia giornalistica. Successivamente, ogni sorta di gruppo che ha diffuso l'immagine ha puramente e semplicemente eliminato questo commento per far credere che la fotografia fosse recente e che si trattasse di una cospirazione dell'esercito cinese. Da allora, la fotografia ha fatto il giro del mondo... In realtà si tratta di qualcosa di molto freudiano. I sostenitori del " Free Tibet" si sono resi conto che era insostenibile la tesi dei pii monaci tibetani dediti alla pacifica protesta e hanno attribuiti le loro atrocità ai provocatori cinesi travestiti da monaci. Una ammissione indiretta dei crimini commessi dai manifestanti.

Le nuove divise portano uno stemma e hanno cambiato le spalline. Questa con il cappello è comunque la divisa estiva

Dicevamo dei crimini dei manifestanti. Lhasa è stata messa a ferro e fuoco.


I pii monaci buddisti sono arrivati a segnare, con degli apparenti innocui graffiti, i negozi dei cinesi che dovevano essere distrutti come puntualmente successe. Insomma Erode 2008. Un reporter della Phoenix TV era sul posto e questo è quanto scrive:


Noi siamo "illegali" perché la nostra presenza non corrispondeva ai desideri delle autorità locali. La sera del 18 marzo, abbiamo ricevuto un avviso dalla nostra struttura che, se non si ottengono i regolari documenti, verremo segnalati e poi probabilmente ci sarà chiesto di partire.
Non posso andare alle autorità per richiedere interviste, non posso andare negli ospedali dove i feriti sono stati curati e non posso andare alle stazioni di aiuto in cui i senzatetto vengono portati. Quando incontro i cittadini tibetani, turisti stranieri, dipendenti di hotel o anche proprietari di negozi che hanno perso le loro proprietà, corrono via non appena vengono a sapere che io sono un giornalista cerco di intervistarli. Ho anche promesso loro di coprire i loro volti, ma senza alcun risultato. Fortunatamente, i turisti stranieri e commercianti erano disposti a chiacchierare con me off the record. Tuttavia, non ho una notizia senza una qualche forma di registrazione.
Ancora una volta, torniamo in Younth Road North che è stato traumatizzata durante i disordini. Siamo stati su questa strada una volta il 16 marzo, due volte il 17 marzo, due volte il 18 marzo e ancora una volta oggi.
Ho incontrato i tre fratelli Ye dello Zhejiang che ho visto alcuni giorni fa. Stavano di fronte al negozio annerito a chiacchierare con me. Si lamentavano che quando hanno chiamato il 119 non hanno ottenuto alcuna risposta ... Ho cercato di convincerli a darmi un'intervista, ma si sono rifiutati.


A dispetto del loro rifiuto di un colloquio formale, abbiamo continuato a chiacchierare. Improvvisamente hanno parlato di un certo segno. Hanno detto che nei negozi che sono stati bruciati, era presente unostrano segno. I tibetani non lo riconoscono e nemmeno gli Han. Nessuno è stato in grado di indovinare il suo significato.

Questo segno cominciarono ad apparire intorno 10 marzo. In un primo momento, la gente pensava che si trattasse di graffiti disegnati da ragazzi.

Col senno di poi, ci si è ricordati che quasi tutti i negozi bruciati avevano questo segno scritto sulla porta o sulla parete. Oggi, c'erano ancora due di questi segni da vedere. Anche il negozio accanto a questo segno sopra è stato bruciato.

Altro segno superstite, il negozio era intatto, ma c'erano indicazioni chiare che la serranda era stata fortemente danneggiata. Qualcuno ha visto i rivoltosi attaccare questo negozio, ma sono stati frustrati dalle forti serrature sul cancello.
Se questo si rivelerà essere la prova per dimostrare che i disordini erano stati programmati (cioè i negozi di proprietà Han era stato designati in anticipo per la distruzione), allora sarebbe una buona cosa. I proprietari dei negozi hanno segnalato questo fatto alla polizia nella speranza che questo potrebbe contribuire a rendere le cose chiare.
Questa non è la mia unica esperienza straordinaria a Lhasa. Nel mio sesto viaggio nella Street Youth, siamo entrati nel Phuntsok Khasang International Youth Hostel (URL: http://www.tibetinn.cn/ ). Il giorno degli incidenti il 14 marzo, qui si rifugiarono circa 150 residenti del quartiere. Dalla veranda, è possibile osservare gli avvenimenti sulla strada. Oltre a persone cinesi Han, tra coloro che hanno cercato rifugio c'erano anche stranieri e tibetani.
Secondo il giovane e la giovane donna che lavorano presso l'ostello, ci sono una dozzina di turisti stranieri lì adesso. Il governo non ha detto loro di sgombrare di Lhasa, ma hanno incaricato l'ostello di convincere gli ospiti a rimanere dentro l'ostello. Se gli ospiti vogliono partire, il Dipartimento di Relazioni Estere è disposto a mandare una macchina per accompagnarli.
Al piano superiore, nel coffee house, ci sono due stranieri. Uno sorseggiava Coca Cola e l'altro stava telefonando.Stavano guardando la vista del Palazzo Potala fuori dalla finestra. Roi viene da Israele e non gli è ancora stato detto di partire. Il governo israeliano ha informato i suoi cittadini che c'è pericolo in Tibet, ma si sentiva sicuro.
Il problema è che non può visitare il Monastero J ****** o il Palazzo Potala. I pub e i negozi non sono chiusi, così la vita è piuttosto noiosa qui. Egli aveva intenzione di partire.
Il proprietario dell'ostello si chiama Zhang ci mostrò alcune foto della petizione pacifica il 10 marzo e dei barbari incidenti del 14 marzo. Egli gestisce l'ostello di Lhasa da alcuni anni. Ha detto che non ha mai visto cose paragonabili alle violenze compiute sulla Younth Road North. Egli ha visto chiaramente un uomo ed una donna con altoparlanti dare degli ordini senza prendere parte alle azioni stesse. Alcuni uomini e donne che vanno dagli adolescenti alle persone sui 30 anni hanno utilizzato pietre e bastoni per assaltare i passanti. Hanno anche fatto irruzione in negozi e utilizzato taniche di benzina bianche per incendiarli. I rivoltosi di tanto in tanto andavano dai due comandanti che hanno detto loro dove continuare successivamente.
Zhang ha detto che i suoi dipendenti più coraggiosi erano tibetani che montavano la guardia di fronte l'ostello. Egli non pensa che i rivoltosi tibetani siano la normalità a Lhasa. Ha visto personalmente un tibetano che veniva aggredito. Nella casa che aveva appena affittato dall'altra parte della strada, uno dei suoi dipendenti ha portato in salvo un civile la cui spalla era stata rotta.
Egli ci ha mostrato le fotografie. Il 10 marzo, ci sono stati molti lama che protestavano pacificamente di fronte al monastero. La polizia armata ha formato un muro umano, li ha circondati ma non ha intrapreso alcuna azione. Il 14 marzo, prima di fronte alla piazza del Monastero J ******, un rivoltoso che brandiva due coltelli era in un veicolo. Secondo un ospite dell'ostello che era da quella parti, quell'uomo gridava slogan e istigava alla rivolta. Questo cliente è stato inseguito dalla folla ed è a scappare quando hanno rivolto la loro attenzione al ristorante Dicos sulla strada. In un'altra foto sulla Younth Road North, ci sono negozi in fiamme e rivoltosi compresi uomini e donne. C'erano foto di poliziotti armati che entrano in azione, la polizia armata formava diversi muri umani vicini gli uni agli altri, e venivano aggrediti da quattro lati. Essi speravano di dividere i rivoltosi. La polizia armata teneva gli scudi da una parte per difendersi, e praticamente non è riuscita a usare i manganelli contro i manifestanti dall'altra. C'è un'altra foto del casco di acciaio di un poliziotto caduto a terra ...
Zhang non crede che si tratti di un conflitto etnico. Per sua esperienza qualcuno stava volutamente istigando una rivolta per darne la colpa alle relazioni etniche.
So solo che tra le persone con cui ho chiacchierato nei igiorni scorsi, gli Han erano spaventati, e i civili tibetani avevano altrettanto paura (Phoenix TV 2008)














La foto originale è stata tagliata per rendere meno drammatica la scena.
Un tibetano aggredisce un Han mentre arrivano altri tibetani di rinforzo






L'inseguimento e il linciaggio durante il pogrom anti-han











Free Tibet, a proposito, dove si trova il Tibet?
Ovvero l'ignoranza crassa dei modaioli pro-Tibet

La domanda è dove si trova il Tibet e viene mostrata ai manifestanti una cartina dell'Asia senza indicazioni. Le location più gettonate sono Russia e India. Al Reporter della CBS-5 Mike Sugerman, autore del servizio, è stato assegnato il premio Best Writing Emmy per News o di programmazione nel Nord della California. Sugerman è stato uno dei giornalisti più onorati e celebrati in California negli ultimi due decenni. Dal 1980, ha vinto oltre 100 importanti premi locali, statali e nazionali, tra cui 12 Emmy, cinque premi nazionali d Edward R. Murrow, un George Foster Peabody Award e due premi nazionali headliner.


Gente con scarsa preparazione direte voi e allora arriviamo a Stephen Hadley consigliere per l'Asia di Bush. Hadley che confonde sistematicamente il Tibet con il Nepal!!!


Stephen Hadley Free Nepal!



Un clip video popolare su youtube presumibilmente realizzato da una equipe rumena, riprende la presunta uccisione di pellegrini tibetani da parte delle truppe cinesi di confine. Questo clip è stato mostrato in televisione in tutta Europa e molte versioni ne esistono su youtube. C'è un sito wiki dedicato a questo incidente, molti nomi sono stati citati. Ora, dopo un'attenta analisi del video, si scopre che una presunta vittima si alzò e si allontanò. Ecco cosa è successo, il buddismo tibetano ha un rituale speciale chiamato "prostrarsi in pellegrinaggio". Si possono trovare notizie su Google o su Youtube. Fondamentalmente, i buddisti si prostrano lungo la strada per il tempio. Questa pratica è per dimostrare la propria devozione e porterebbe molte benedizioni da Buddha.


L'equipe ha ripreso un gruppo di pellegrini a piedi nella neve, molti di quei pellegrini praticavano la prostrazione in pellegrinaggio, l'equipe ha tagliato con attenzione la parte del video per visualizzare solo la parte in cui un pellegrino si prostra a terra, ma non la parte in cui il pellegrino si alza dopo aver completato il rituale. Se si guarda con attenzione a 0:05 e 0:43, con particolare attenzione l'uomo caduto a 00:05, che cammina di nuovo a 00:42 . Prestare particolare attenzione tra 00:34 e 00:45 . L'intero clip è stato tagliato così tanto per adattarsi alla trama. Perché non possono visualizzare un flusso ininterrotto di immagini del "massacro"? Chiunque abbia giocato con il software di video editing sa che un flusso video pesantemente modificato è segno che l'autore sta nascondendo qualcosa. Ora ricercando su Google e YouTube per "prostrating pilgrimage", si dovrebbe capire perché.





Le riprese video, che accompagnano il servizio sui disordini in Tibet del 14 marzo 2008 di John Vause della CNN non hanno nulla a che fare con la Cina. La polizia non è quella cinese ma indiani in divisa kaki dello Stato del Himachal Pradesh, a nord-est dell’India. Gli spettatori erano portati a credere che le manifestazioni all'interno della Cina siano state pacifiche e che le persone venissero arrestate dalla polizia cinese.

Le loro divise color kaki con baschi sembrano portare l'impronta del periodo coloniale britannico. Le divise kaki sono state introdotte nella cavalleria britannica in India nel 1846. Kaki significa "polvere" in hindi e persiano. Inoltre, i poliziotti con uniformi color kaki e baffi non sembrano visivamente cinesi.

Il videotape del 14 marzo della CNN non viene dalla Cina (Provincia del Gansu o Lhasa, capitale del Tibet). Il video è stato preso nello Stato dell’Himachal Pradesh, in India. Il videotape del movimento di protesta per il Tibet in India è stato utilizzato nel commento della CNN sul movimento di protesta del Tibet all'interno della Cina. In una trasmissione del 13 marzo dalla CNN, si vedono i manifestanti che sono stati arrestati dalla polizia indiana, in uniforme kaki, durante una marcia di protesta a Dehra, circa 50 km da Dharamsala, nello stato settentrionale di Himachal Pradesh.



La CNN il 14 marzo riferendo sulgli incidenti in Tibet mostra i poliziotti cinesi in divisa kaki, risvolti gialli e berretti. La copertura CNN degli eventi in Cina del 14 marzo usa una videocassetta presa dalla copertura del movimento di protesta del Tibet in India, con i poliziotti indiani in divisa kaki. Il movimento di protesta in India del 13 marzo è stato "pacifico". E 'stato organizzato dal "governo in esilio" del Dalai Lama. Ha avuto luogo nel raggio di 50 km dalla sede del Dalai Lama a Dharamsala.


I media occidentali sono stato invitati a filmare l'evento, e a scattare foto di monaci buddisti coinvolti in una marcia pacifica, non violenta. Queste sono le immagini che fanno il giro del mondo. Quindi ciò che è accaduto è che la CNN ha copiato e incollato il reportage sul movimento di protesta per il Tibet in India e lo ha usato per la Provincia di Gansu/Lhasa in Cina. "Pacifica" protesta con poliziotti cinesi in divise kaki stile coloniale inglese. I cinesi non ha mai adottato l'uniforme kaki in stile britannico col berretto. Queste uniformi non corrispondono a quelle utilizzate dalla "polizia armata" in Cina (Vedi foto sotto).

Nel frattempo, le immagini dei violenti scontri a Lhasa, in cui una folla ha dato fuoco in modo criminale a negozi, case e scuole, bruciando molte persone vive, accoltellando civili innocenti non sono state mostrate dalle reti TV degli Stati Uniti e l'Europa occidentale. Piccoli segmenti di filmati sui moti di Lhasa sono stati mostrati fuori dal contesto e allo scopo di accusare le autorità cinesi di reprimere una "protesta pacifica".


La carte dicono la verità

martedì 26 febbraio 2013

Amici del Dalai Lama: Heinrich Harrer


Heinrich Harrer nacque a Hüttenberg (Austria) il 6 luglio del 1912; è uno stato uno dei personaggi più vicini al Dalai Lama. E' conosciuto principalmente per essere l'autore del libro "Sette anni in Tibet", testo ripreso dalla cinematografia holliwodiana per l'omonimo film del 1997, interpretato da Brad Pitt. Si dedicò fin da giovane allo sci e all'alpinismo, entrando a far parte della squadra nazionale austriaca di sci nel 1936. Sebbene clandestine nel paese, Harrer si iscrisse nel 1933 alla succursale austriaca delle SA (Sturmabteilung, l'organizzazione paramilitare del partito nazista tedesco). Harrer entrò a far parte delle SS subito dopo l'Anschluss. Nel 1938 partecipò alla scalata della parete nord dell'Eiger insieme a una spedizione. Una volta incontrati, Hitler si congratulò personalmente con i componenti dicendo: "Ragazzi miei! Ragazzi miei! Che cosa avete fatto". Secondo quanto riportato dalla stampa dell'epoca Harrer rispose quanto segue:"Abbiamo scalato la nord dell'Eiger per raggiungere, oltre la cima, il nostro Führer". Nel 1939, su invito di Heinrich Himmler, prese parte a una spedizione di esplorazione in Kashmir. All'inizio della seconda guerra mondiale, i componenti furono arrestati dai britannici ed internati in un campo di prigionia a Dehra Dun, ai piedi dell'Himalaya. Dopo fari tentativi, Harrer e un camerata riuscirono a riparare nel 1944 in Tibet. Nel 1946 raggiunse Lhasa dove divenne il tutore dell'attuale Dalai Lama. Nel 1951 rientrò in patria dove iniziò la sua carriera di scrittore a sostegno delle tesi separatiste. Morì a Friesach il 7 gennaio del 2006.

Il Tibet ha visto una forte riduzione della povertà nel 2012


Il Tibet ha visto una forte riduzione della povertà nel 2012


Lhasa, 22 Febbraio (Xinhua) – Secondo quanto detto venerdì dalle autorità locali, il Tibet, la regione autonoma del sudest della Cina, ha visto una diminuzione di 130,000 poveri lo scorso anno.

Secondo l'Ufficio Regionale per la riduzione della povertà, attraverso gli sforzi del governo centrale e locale, 130,000 persone sono riuscite a sconfiggerla.

Le statistiche dell'ufficio hanno mostrato che il numero è diminuito a 583,000 persone alla fine del 2012, dalle 833,000 del 2010.

Chonyi Yarphel, direttore dell'ufficio, ha detto che il Tibet ha fatto grandi sforzi per trovare vie efficaci per ridurre la povertà, grazie alla costituzione di progetti e programmi per la formazione al lavoro.

La costruzione di ostelli familiari e di impianti di lavorazione alimentare ha dimostrato di essere un metodo popolare per combattere la povertà.

Il governo regionale ha dato la distribuzione dei fondi per le zone di confine, pascoli e altre aree con avverse condizioni geografiche.

L'ufficio regionale prevede che il numero diminuisca quest'anno di altre 128,000 persone.

mercoledì 20 febbraio 2013

Falsificazioni occidentali sulla rivolta "pacifica" del 2008

Una testimonianza sulla falsificazione dei media occidentali sulle rivolte "pacifiche" del 2008
Tratto dal blog Cina: la crescita felice
http://lacrescitafelice.blogspot.it/2012/04/appendix-2a-false-report-monaci.html
 

 


Il False Report nei confronti dei nemici non è una casualità legata all'incidente di Tiananmen. E' invece una costante che abbiamo visto applicata per la pagliacciata chiamata gentilmente "Rivoluzione dei Gelsomini".
Motociclista Han assalito dai tibetani
Pacifici manifestanti tibetani armati di spada e catene

Cosa è successo a Lhasa nelle giornate del marzo 2008? La tentazione a vedere nei monaci dei “liberali” sfaccendati trasformati in feroci black bloc è davvero forte. Questi "liberali" invidiosi del successo dei comunisti cinesi, mettono a ferro e a fuco Lhasa. Vedremo come la versione occidentale sia stata pesantemente sbugiardata dai netizen cinesi.

Negozi cinesi, sedi governative, mezzi dei pompieri auto della
polizia e persino scuole dati alle fiamma dai separatisti

Secondo la sinologa Elisabeth Martens le cose stanno così:

Le manifestazioni di violenza erano organizzate. I tibetani portavano dei sacchi riempiti con pietre, coltelli e bottiglie molotov. I morti causati da questo dramma sono tutti cinesi. I danni materiali, la distruzione di negozi, l’incendio di di veicoli, erano chiaramente rivolti contro i cinesi. I manifestanti si la sono presa egualmente con scuole primarie, ospedali e hotel.
Una ambulanza scambiata per un carro armato
Di modo che gli occidentali presenti sul posto. Per la maggior parte turisti, si domandavano quando la polizia sarebbe intervenuta. Raggiunta dall’esercito cinese, essa è intervenuta a seguito di due giorni di violenza. Le autorità cinesi temevano la reazione dei paesi occidentali?(…)paesi che in realtà non aspettavano che questo intervento per parlare di “repressione selvaggia da parte dell’esercito cinese e di caccia ai manifestanti” (Martens 2008).

Ancora una TV tedesca che scambia i poliziotti nepalesi per cinesi


Per la verità i media occidentali hanno immediatamente parlato repressione cinese a prescindere. Il primo giorno dei disordini veniva mandato in onda, nei notiziari occidentali, un filmato distribuito dalla TV cinese in cui si vedevano pacifici monaci tibetani armati di machete e sciabole aggredire la polizia, tirare pietre, saccheggiare negozi, dare alle fiamme edifici e linciare passanti.

I commenti delle Tv erano tutti indirizzati alla repressione cinese. Il secondo giorno comparì anche un video amatoriale di un turista australiano in cui invece si vedevano pacifici monaci tibetani aggredire la polizia, saccheggiare negozi, dare alle fiamme edifici e linciare passanti. Il commento era: “abbiamo un documento unico che mostra la repressione cinese”! Ma di poliziotti cinesi alla carica nemmeno l’ombra.

Ancora una volta poliziotti nepalesi scambiati per cinesi
Intanto si sono presentate le ambulanze che soccorrevano i feriti per carri armati, ma di questo abbiamo già parlato diffusamente. Si sono censurate le immagini sulle 5 ragazze bruciate vive. Poi si è presentata la repressione delle manifestazioni violentemente anticinesi in Tibet e in India come se fossero opera dei cinesi contando sulla ignoranza della gente che appena vede un volto vagamente asiatico pensa alla Cina (sebbene ci sia una differenza notevole tra gli scuri volti degli indo-nepalesi ed i cinesi).

In realtà si tratta dellla polizia indiana

Si poteva notare che giornalisti, politici o anche gente comune che discuteva nei forum che uno degli argomenti forti contro la Cina è che la repressione cinese l’avevano fatta vedere in TV. Qui non si vuole dire che non ci possa essere stata la repressione cinese, che, anzi, sembrerebbe del tutto legittima visto ciò che è successo, il problema è che i video mostravano tutt’altro. Dopo di questo si è andato avanti in Tv e sui giornali per giorni a mostrare tibetani violenti randellati da poliziotti indiani e nepalesi che venivano fatti passare immancabilmente per cinesi. Ma intanto cosa è avveniva realmente?


Il parlamento europeo ha espresso solidarietà con il Tibet.
L'unico problema che ancora una volta la foto proviene dal Nepal

James Miles, dell’Economist è il solo giornalista accreditato nella capitale tibetana Lhasa. Per Miles le manifestazioni era tutto meno che pacifiche. Venerdì, nel pomeriggio, piccoli gruppi di giovani tibetani armati di sciabole, di bottiglie molotov e bastoni si sono diretti verso i negozi degli Hui, li hanno saccheggiati e incendiati. Gli Hui sono un gruppo mussulmano minoritario che abita nella regione già da secoli.


I pacifici monaci tibetani aggrediscono la polizia che non risponde alla violenza
La versione dello Spiegel è esilarante. L'Esercito (in realtà la Polizia) risponde in modo crudele.
Praticamente si sta difendendo da un lancio massiccio di pietre da parte dei suddetti "pacifici" monaci.
La sommossa aveva natura etnica, razzista. La polizia cinese, in un primo tempo non è nemrneno intervenuta. Durante tutto il pomeriggio di venerdì, Miles non ha visto un solo poliziotto armato. Solo il sabato a mezzogiorno sono comparsi i primi agenti armati.
La CNN taglia la foto originale per nascondere i tibetani che attaccano il camion.
Poi in seguito ha riproposto l'originale
Un altro testimone è un turista danese. La testimonianza è ripresa dal giornale Politiken. Dice il testimone che “monaci e ragazzi di 15-16 anni hanno assalito i magazzini cinesi, sfondando porte e finestre e appiccando il fuoco e picchiando i cinesi che si trovavano davanti. Ho assistito ad aggressioni molto brutali. Ho visto come due cinesi sono stati trascinati via e ho potuto rendermi conto che sono stati picchiati a morte. All’inizio la polizia è stata molto prudente. I monaci ed i giovani infuriati erano scatenati. Gli scontri con la polizia, i militari ed i mezzi dell’esercito sui quali vi erano delle armi ci sono stati solo quando i manifestanti si sono avvicinati al Palazzo d’inverno. Tutto intorno a noi era stato dato alle fiamme, ivi comprese le macchine della polizia, quelle dei pompieri e i negozi e i magazzini cinesi. La situazione era assolutamente fuori controllo. Gli attacchi ai magazzini cinesi sono proseguiti senza tregua…”. Un turista spagnolo: “Picchiavano la gente con pietre, coltelli da macellaio e machete…”

Secondo il Berliner Morgenpost si vede un tibetano catturato dalla polizia.
In realtà è un Han salvato dal linciaggio



Un altro turista spagnolo Juan Carlos Alonso : “I giovani volevano distruggere tutto quello che di cinese trovavano sul loro cammino, avevano coltelli, pietre, machete, coltelli da macellaio. Molti cinesi scappavano per salvarsi la vita. Io ho visto almeno 35 cinesi feriti. Ho visto anche i manifestanti strappare una ragazza dalla sua casa e picchiarla con pietre. Lei gridava: “Aiuto…” (Franssen 2008).

Radio France Internationale. In precedenza, RFI aveva pubblicato una articolo con una foto Reuters di poliziotti nepalesi che afferrano un monaco con la didascalia: "La polizia cinese arresta un monaco tibetano, 20 marzo 2008"(sotto). La RFI si è poi scusata per l'errore.

Dunque da queste brevi testimonianze casuali ritroviamo subito quello che chiunque non avesse i paraocchi aveva visto nei filmati. Ossia il pogrom anticinese o meglio contro tutte le etnie storiche del Tibet.
Si dovrebbero boicottare le olimpiadi in Cina? Sotto il titolo la polizia Nepalese alle prese con manifestanti tibetani

Ancora il Bild che vuole boicottare le Olimpiadi perchè i monaci tibetani sono stati caricati con canne di Bambù dalla polizia nepalese, quando hanno tentato di invadere l'ambasciata cinese

Nelle interviste della Tv cinese compariva anche un negoziante nepalese. I nepalesi sono ricordati da Harrer nel suo libro sul Tibet prerivoluzionario insieme agli editti del Dalai Lama contro i matrimoni misti con mussulmani. Proprio questo ci fa riflettere: non sono solo i mussulmani Hui a essere presi di mira ma tutta la minoranza mussulmana autoctona dei Kachee (di lingua tibetana) che derivano il loro nome dal Kashmir da cui effettivamente immigrarono nel 12° secolo. Ebbene la Moschea di Lhasa costruita dai Kachee è stata data alle fiamme. Essi hanno costituito una florida comunità a Lhasa, sebbene discriminati ai tempi del lamaismo imperante e vanno distinti dai mussulmani Hui che parlano mandarino ma che comunque hanno sempre risieduto vicino tibetani nelle province contigue al Tibet. Tra l’altro fu un Hui, Zhang Chengzhi a creare il termine Guardia Rossa che definiva i sostenitori della Rivoluzione Culturale mentre un altro hui Shi Zhongxin è attualmente sindaco dell’importante città Harbin. Questo va detto prima che i difensori dei diritti umani attacchino con il mantra delle discriminazioni anti-islamiche, che però gli stessi non vedono nella legislazione tibetana pre-rivoluzionaria e nemmeno, non sia mai detto, nei pogromisti di Lhasa.
Nella prima versione si parla di governo cinese e di Lhasa
mentre si vede chiaramente che si tratta della polizia nepalese

Marcia indietro del Washington Post dopo la denuncia dei netizen cinesi

L'ultima versione. Finalmente si parla della polizia nepalese

A testimonianza della proverbiale pacifismo dei monaci buddisti sono state ritrovate addirittura armi da fuoco: "Quelle armi erano state messe in diversi posti del monastero e alcune si trovavano dove i monaci tengono le scritture", ha spiegato alla tv, Lan Bo, un poliziotto."Si tratta di armi semi-automatiche che sono state modificate", ha aggiunto (Armi nascoste 2008).
Tra i principali responsabili della sommossa un monaco che aveva guidato dieci persone tra cui cinque monaci riconosciuti colpevoli di distruzione di uffici governativi, di aver dato alle fiamme undici negozi rubando le loro merci e attaccato la polizia. Basang il principale responsabile è stato condannato all’ergastolo altri due a venti anni e gli altri a 15 anni (Lhasa violence 2008). I manifestanti hanno distrutto sette scuole, cinque ospedali, 120 case e 908 negozi. In totale i danni sono stato per 35 milioni di dollari. 18 innocenti sono stati uccisi di cui sei arsi vivi tra i quali una bambina di otto mesi. 382 sino stati i feriti tra i civili e 241 tra i poliziotti.
Amo il Tibet ma odio il Dalai Lama.
La T-shirt più amata dagli studenti cinesi

Nel furore della battaglia se ne è sviluppata una parallela nel blog dell’unico giornalista appena obbiettivo Francesco Sisci, della Stampa, il quale afferma:
…scrivo che coloro che sono attaccati sono hui e han (per la verità non c'è alcuna differenza etnica tra Hui e Han se non la fede religiosa). (…) Invece c'è gente che tifa per lo scontro e la rivolta tibetana senza pensare che dietro ci sono molti cinesi i quali si sentono sempre più rappresentati dal governo, in misura quasi proporzionale agli attacchi contro i loro connazionali in Tibet. Lei Verni [1] vuole la morte eroica di alcuni milioni di tibetani o vuole la guerra contro 1,4 miliardi di cinesi, o cosa? Perché un punto è chiaro: giusto o sbagliato che sia i cinesi non si faranno linciare o pestare più (se mai lo hanno fatto)
(…)i cinesi dei blog saranno disinformati ma questo è quello che pensano. Infatti i negozi degli han bruciati da parte dei tibetani a Lhasa rischiano di suscitare un odio razziale che potrebbe aprire a sua volta le porte dell'inferno. Questa credo la vera minaccia latente: come si rinchiudono le porte di questo inferno?
(…)I monaci possono avere tutte le ragioni del mondo per fare quello che fanno. Non era questo il punto. Il punto era di fatto che non sono pacifici. Poi io non sono pacifista e possono avere ragione o torto. Ma dobbiamo forse imparare a distinguere i fatti dalle valutazioni, se no non capiamo più niente, o no? (Sisci 2008-S.N.).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tra le varie vittime del pogrom anti-Han
quattro ragazze morte tra le fiamme

Sisci cerca di resistere come può all’assalto all’arma bianca dei radicali:
Il Tibet del Dalai Lama era uno stato teocratico e lei Andrea lo sostiene, ma non sostiene, credo di capire, il vecchio stato Pontificio. Mi sembra che lo stato Pontificio fosse più liberale dello stato teocratico del Dalai Lama. O no? La teocrazia del Dalai Lama era migliore di quella del Papa-re? Oppure alcuni Radicali hanno abbandonato la laicità dello stato e vogliono il ritorno del Papa-re a Roma? Queste sono domande scandalose, lo ammetto, ma le sembrano illeggittime? Dov'è la diferenza, perdoni ancora l'ignoranza, io non la vedo con chiarezza (Sisci 2008)..
 
Questo video su Youtube è stato visionato da 734.000 persone
nel giro di pochi giorni diventando un caso.
Il video è stato seguito da 23.400 post.



Sisci mette il dito sulla piaga. I radicali sono prima anticomunisti e sinofoibi e poi eventualmente laici. Ma anche ai simpatizzanti della causa tibetana non è sfuggita la violenza degli scontri:
Devo confessare che i filmati della recente rivolta mi hanno lasciato alquanto perplesso, per la violenza con la quale sono stati portati avanti – indubbiamente – dalla minoranza tibetana, poco avvezza a questi scenari di guerriglia urbana. Sembrava quasi d'osservare Gaza o Beirut (Bertatni 2008).
Cosa che non ci sorprende dato che spesso la religione è un pretesto l’azione politica, anche quella violenta e il buddismo non è un’eccezione.



 

Neo-nazi alla veglia per il Tibet