Una testimonianza sulla falsificazione dei media occidentali sulle rivolte "pacifiche" del 2008
Tratto dal blog Cina: la crescita felicehttp://lacrescitafelice.blogspot.it/2012/04/appendix-2a-false-report-monaci.html
Tratto dal blog Cina: la crescita felicehttp://lacrescitafelice.blogspot.it/2012/04/appendix-2a-false-report-monaci.html
Il False Report nei
confronti dei nemici non è una casualità legata all'incidente di Tiananmen. E'
invece una costante che abbiamo visto applicata per la pagliacciata chiamata
gentilmente "Rivoluzione dei Gelsomini".
Motociclista
Han assalito dai tibetani
Pacifici manifestanti tibetani armati di spada e catene |
Cosa è successo a Lhasa
nelle giornate del marzo 2008? La tentazione a vedere nei monaci dei “liberali”
sfaccendati trasformati in feroci black bloc è davvero
forte. Questi
"liberali" invidiosi del successo dei comunisti cinesi, mettono a ferro e a fuco
Lhasa. Vedremo come la versione occidentale sia stata pesantemente sbugiardata
dai netizen cinesi.
Negozi cinesi, sedi
governative, mezzi dei pompieri auto della polizia e persino scuole dati alle fiamma dai separatisti |
Secondo la sinologa
Elisabeth Martens le cose stanno così:
Le manifestazioni di violenza erano organizzate. I tibetani portavano dei sacchi riempiti con pietre, coltelli e bottiglie molotov. I morti causati da questo dramma sono tutti cinesi. I danni materiali, la distruzione di negozi, l’incendio di di veicoli, erano chiaramente rivolti contro i cinesi. I manifestanti si la sono presa egualmente con scuole primarie, ospedali e hotel.
Una ambulanza scambiata per un carro armato
Di modo che gli occidentali presenti sul posto. Per la maggior parte turisti, si domandavano quando la polizia sarebbe intervenuta. Raggiunta dall’esercito cinese, essa è intervenuta a seguito di due giorni di violenza. Le autorità cinesi temevano la reazione dei paesi occidentali?(…)paesi che in realtà non aspettavano che questo intervento per parlare di “repressione selvaggia da parte dell’esercito cinese e di caccia ai manifestanti” (Martens 2008).
Ancora una TV tedesca che scambia i poliziotti nepalesi per cinesi |
Per la verità i media
occidentali hanno immediatamente parlato repressione cinese a prescindere. Il
primo giorno dei disordini veniva mandato in onda, nei notiziari occidentali, un
filmato distribuito dalla TV cinese in cui si vedevano pacifici monaci tibetani
armati di machete e sciabole aggredire la polizia, tirare pietre, saccheggiare
negozi, dare alle fiamme edifici e linciare passanti.
I commenti delle Tv erano
tutti indirizzati alla repressione cinese. Il secondo giorno comparì anche un
video amatoriale di un turista australiano in cui invece si vedevano
pacifici monaci tibetani aggredire la polizia, saccheggiare negozi, dare alle
fiamme edifici e linciare passanti. Il commento era: “abbiamo un documento unico
che mostra la repressione cinese”! Ma di poliziotti cinesi alla carica nemmeno
l’ombra.
Ancora una volta poliziotti nepalesi scambiati per cinesi |
Intanto si sono presentate
le ambulanze che soccorrevano i feriti per carri armati, ma di questo abbiamo
già parlato diffusamente. Si sono censurate le immagini sulle 5 ragazze bruciate
vive. Poi si è presentata la repressione delle manifestazioni violentemente
anticinesi in Tibet e in India come se fossero opera dei cinesi contando sulla
ignoranza della gente che appena vede un volto vagamente asiatico pensa alla
Cina (sebbene ci sia una differenza notevole tra gli scuri volti degli
indo-nepalesi ed i cinesi).
In realtà si tratta dellla polizia indiana |
Si poteva notare che
giornalisti, politici o anche gente comune che discuteva nei forum che uno degli
argomenti forti contro la
Cina è che la repressione cinese l’avevano fatta vedere in TV.
Qui non si vuole dire che non ci possa essere stata la repressione cinese, che,
anzi, sembrerebbe del tutto legittima visto ciò che è successo, il problema è
che i video mostravano tutt’altro. Dopo di questo si è andato avanti in Tv e sui
giornali per giorni a mostrare tibetani violenti randellati da poliziotti
indiani e nepalesi che venivano fatti passare immancabilmente per cinesi. Ma
intanto cosa è avveniva realmente?
Il parlamento europeo ha
espresso solidarietà con il Tibet. L'unico problema che ancora una volta la foto proviene dal Nepal |
James Miles, dell’Economist
è il solo giornalista accreditato nella capitale tibetana Lhasa. Per Miles le
manifestazioni era tutto meno che pacifiche. Venerdì, nel pomeriggio, piccoli
gruppi di giovani tibetani armati di sciabole, di bottiglie molotov e bastoni si
sono diretti verso i negozi degli Hui, li hanno saccheggiati e incendiati. Gli
Hui sono un gruppo mussulmano minoritario che abita nella regione già da
secoli.
I pacifici monaci tibetani aggrediscono la polizia che non risponde alla violenza |
La sommossa aveva natura
etnica, razzista. La polizia cinese, in un primo tempo non è nemrneno
intervenuta. Durante tutto il pomeriggio di venerdì, Miles non ha visto un solo
poliziotto armato. Solo il sabato a mezzogiorno sono comparsi i primi agenti
armati.
La CNN taglia la foto
originale per nascondere i tibetani che attaccano il camion. Poi in seguito ha riproposto l'originale |
Un altro testimone è un
turista danese. La testimonianza è ripresa dal giornale Politiken. Dice il
testimone che “monaci e ragazzi di 15-16 anni hanno assalito i magazzini cinesi,
sfondando porte e finestre e appiccando il fuoco e picchiando i cinesi che si
trovavano davanti. Ho assistito ad aggressioni molto brutali. Ho visto come due
cinesi sono stati trascinati via e ho potuto rendermi conto che sono stati
picchiati a morte. All’inizio la polizia è stata molto prudente. I monaci ed i
giovani infuriati erano scatenati. Gli scontri con la polizia, i militari ed i
mezzi dell’esercito sui quali vi erano delle armi ci sono stati solo quando i
manifestanti si sono avvicinati al Palazzo d’inverno. Tutto intorno a noi era
stato dato alle fiamme, ivi comprese le macchine della polizia, quelle dei
pompieri e i negozi e i magazzini cinesi. La situazione era assolutamente fuori
controllo. Gli attacchi ai magazzini cinesi sono proseguiti senza tregua…”. Un
turista spagnolo: “Picchiavano la gente con pietre, coltelli da macellaio e
machete…”
Secondo il Berliner
Morgenpost si vede un tibetano catturato dalla polizia. In realtà è un Han salvato dal linciaggio |
Un altro turista spagnolo
Juan Carlos Alonso : “I giovani volevano distruggere tutto quello che di cinese
trovavano sul loro cammino, avevano coltelli, pietre, machete, coltelli da
macellaio. Molti cinesi scappavano per salvarsi la vita. Io ho visto almeno 35
cinesi feriti. Ho visto anche i manifestanti strappare una ragazza dalla sua
casa e picchiarla con pietre. Lei gridava: “Aiuto…” (Franssen
2008).
Dunque da queste brevi
testimonianze casuali ritroviamo subito quello che chiunque non avesse i
paraocchi aveva visto nei filmati. Ossia il pogrom anticinese o meglio contro
tutte le etnie storiche del Tibet.
Si dovrebbero boicottare le olimpiadi in Cina? Sotto il titolo la polizia Nepalese alle prese con manifestanti tibetani |
Ancora il Bild che vuole boicottare le Olimpiadi perchè i monaci tibetani sono stati caricati con canne di Bambù dalla polizia nepalese, quando hanno tentato di invadere l'ambasciata cinese |
Nelle interviste della Tv
cinese compariva anche un negoziante nepalese. I nepalesi sono ricordati da
Harrer nel suo libro sul Tibet prerivoluzionario insieme agli editti del Dalai
Lama contro i matrimoni misti con mussulmani. Proprio questo ci fa riflettere:
non sono solo i mussulmani Hui a essere presi di mira ma tutta la minoranza
mussulmana autoctona dei Kachee (di lingua tibetana) che derivano il loro nome
dal Kashmir da cui effettivamente immigrarono nel 12° secolo.
Ebbene la
Moschea di Lhasa costruita dai Kachee è stata data alle fiamme.
Essi hanno costituito una florida comunità a Lhasa, sebbene discriminati ai
tempi del lamaismo imperante e vanno distinti dai mussulmani Hui che parlano
mandarino ma che comunque hanno sempre risieduto vicino tibetani nelle province
contigue al Tibet. Tra l’altro fu un Hui, Zhang Chengzhi a creare il termine
Guardia Rossa che definiva i sostenitori della Rivoluzione Culturale mentre un
altro hui Shi Zhongxin è attualmente sindaco dell’importante città Harbin.
Questo va detto prima che i difensori dei diritti umani attacchino con il mantra
delle discriminazioni anti-islamiche, che però gli stessi non vedono nella
legislazione tibetana pre-rivoluzionaria e nemmeno, non sia mai detto, nei
pogromisti di Lhasa.
Nella prima versione si
parla di governo cinese e di Lhasa mentre si vede chiaramente che si tratta della polizia nepalese |
Marcia indietro del Washington Post dopo la denuncia dei netizen cinesi |
L'ultima versione. Finalmente si parla della polizia nepalese |
A testimonianza della
proverbiale pacifismo dei monaci buddisti sono state ritrovate addirittura armi
da fuoco: "Quelle armi erano state messe in diversi posti del monastero e alcune
si trovavano dove i monaci tengono le scritture", ha spiegato alla tv, Lan Bo,
un poliziotto."Si tratta di armi semi-automatiche che sono state modificate", ha
aggiunto (Armi nascoste 2008).
Tra i principali
responsabili della sommossa un monaco che aveva guidato dieci persone tra cui
cinque monaci riconosciuti colpevoli di distruzione di uffici governativi, di
aver dato alle fiamme undici negozi rubando le loro merci e attaccato la
polizia. Basang il principale responsabile è stato condannato all’ergastolo
altri due a venti anni e gli altri a 15 anni (Lhasa violence 2008). I
manifestanti hanno distrutto sette scuole, cinque ospedali, 120 case e 908
negozi. In totale i danni sono stato per 35 milioni di dollari. 18 innocenti
sono stati uccisi di cui sei arsi vivi tra i quali una bambina di otto mesi. 382
sino stati i feriti tra i civili e 241 tra i poliziotti.
Nel furore della battaglia
se ne è sviluppata una parallela nel blog dell’unico giornalista appena
obbiettivo Francesco Sisci, della Stampa, il quale afferma:
…scrivo che coloro che sono attaccati sono hui e han (per la verità non c'è alcuna differenza etnica tra Hui e Han se non la fede religiosa). (…) Invece c'è gente che tifa per lo scontro e la rivolta tibetana senza pensare che dietro ci sono molti cinesi i quali si sentono sempre più rappresentati dal governo, in misura quasi proporzionale agli attacchi contro i loro connazionali in Tibet. Lei Verni [1] vuole la morte eroica di alcuni milioni di tibetani o vuole la guerra contro 1,4 miliardi di cinesi, o cosa? Perché un punto è chiaro: giusto o sbagliato che sia i cinesi non si faranno linciare o pestare più (se mai lo hanno fatto)(…)i cinesi dei blog saranno disinformati ma questo è quello che pensano. Infatti i negozi degli han bruciati da parte dei tibetani a Lhasa rischiano di suscitare un odio razziale che potrebbe aprire a sua volta le porte dell'inferno. Questa credo la vera minaccia latente: come si rinchiudono le porte di questo inferno?(…)I monaci possono avere tutte le ragioni del mondo per fare quello che fanno. Non era questo il punto. Il punto era di fatto che non sono pacifici. Poi io non sono pacifista e possono avere ragione o torto. Ma dobbiamo forse imparare a distinguere i fatti dalle valutazioni, se no non capiamo più niente, o no? (Sisci 2008-S.N.).
Tra le varie vittime del
pogrom anti-Han
quattro ragazze morte tra
le fiamme
Sisci cerca di
resistere come può all’assalto all’arma bianca dei radicali:
Il Tibet del Dalai Lama era uno stato teocratico e lei Andrea lo sostiene, ma non sostiene, credo di capire, il vecchio stato Pontificio. Mi sembra che lo stato Pontificio fosse più liberale dello stato teocratico del Dalai Lama. O no? La teocrazia del Dalai Lama era migliore di quella del Papa-re? Oppure alcuni Radicali hanno abbandonato la laicità dello stato e vogliono il ritorno del Papa-re a Roma? Queste sono domande scandalose, lo ammetto, ma le sembrano illeggittime? Dov'è la diferenza, perdoni ancora l'ignoranza, io non la vedo con chiarezza (Sisci 2008)..
Questo
video su Youtube è stato visionato da 734.000 persone
nel
giro di pochi giorni diventando un caso.
Il
video è stato seguito da 23.400 post.
Sisci mette il dito sulla
piaga. I radicali sono prima anticomunisti e sinofoibi e poi eventualmente
laici. Ma anche ai simpatizzanti della causa tibetana non è sfuggita la
violenza degli scontri:
Devo confessare che i
filmati della recente rivolta mi hanno lasciato alquanto perplesso, per la
violenza con la quale sono stati portati avanti – indubbiamente – dalla
minoranza tibetana, poco avvezza a questi scenari di guerriglia urbana. Sembrava
quasi d'osservare Gaza o Beirut (Bertatni 2008).
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