Huang Jin, Chen
Lidan
E' giunto il momento di fermare la
manipolazione dei tibetani28
marzo 2013, Xinhua
Per
il 14esimo Dalai Lama e i suoi seguaci, il tentativo più insensato,
disumano di costringere il governo cinese al compromesso attraverso
la manipolazione dei loro compagni tibetani.
La cospirazione è stata dichiarata mercoledì da una rappresentativa del Dalai Lama, dopo mesi di apatia di fronte alla valanga di autoimmolazioni che hanno ucciso o ferito dozzine di tibetani negli ultimi due anni.
Lobsang Nyandak, il rappresentante del
Dalai Lama presso gli americani, ha sostenuto che, le autoimmolazioni
erano mirate a obbligare le autorità cinesi a coinvolgere "i
rappresentanti di Sua Santità in modo molto positivo".
Non ha chiarito cosa significasse il
"modo positivo", ne quali risultati si attendesse.
Il suo discorso, riguardante
"l'indipendenza del Tibet" tenuto a Washington mercoledì,
era pieno di cliches e del solito gergo che accusa il governo cinese
di "repressione" in Tibet, richiamando l'attenzione
internazionale a prodigare la questione tibetana, come il Dalai Lama
ha fatto in ogni occasione possibile.
Come se dovesse istigare molti altri
suicidi, Lobsang Nyandak ha detto che "la maggioranza del popolo
tibetano in Tibet e all'estero ha grande ammirazione, rispetto per
gli autoimmolatori".
Non possiamo dire come un uomo fuori
dalla Cina e dal Tibet sia capace di giudicare l'atteggiamento
tibetano con certezza, ma le sue parole mostrano altre prove che gli
autoimmolatori sono stati presumibilmente manipolati a "grande
impresa", con la promessa da favola di una "terra
indipendente".
La nostra compassione va a quegli
innocenti tibetani che sono stati usati, morti nella completa
agonia, completamente ignoranti degli affari sporchi e delle lotte
crudeli per il potere che li hanno portati alla morte.
Il Dalai Lama e i suoi seguaci che,
secondo quanto si dice, avrebbero desiderato in Tibet la "libertà
e la felicità", non hanno mai abbandonato la loro pretesa di
"indipendenza" e hanno fatto ogni tentativo per separare la
Regione Autonoma e le altre comunità tibetane in Cina.
Con queste motivazioni in mente, non
hanno mai esitato a sacrificare gli interessi e le stesse vite dei
loro compagni tibetani.
Dal 2009, più di 100 tibetani sono
stati convinti a darsi fuoco.
Ma il Dalai Lama e i suoi seguaci non
hanno avuto pietà per i morti e i feriti.
Lo scorso anno, in una di queste
occasioni, alla domanda di un giornalista che chiedeva se i monaci
dovessero interrompere le autoimmolazioni, il Dalai Lama ha risposto
bruscamente dicendo di non voler dare "Nessuna risposta".
Anzichè denunciare e chiedere la fine
degli atti suicidi che deviano dai principi del Buddismo, il Dalai
Lama ha ripetutamente elogiato il "coraggio" degli
autoimmolatori.
I suoi atti non sono soprendenti.
Durante il regno del Dalai Lama nel vecchioTibet, la vita dei
tibetani ordinari era poco considerata o comunque senza alcun valore.
Secondo quanto si dice, da quando
lasciò la Cina nel 1959, il monaco ha lottato per i diritti e gli
interessi dei tibetani. Queste affermazioni, comunque, hanno solo lo
scopo di placare i buddisti tibetani devoti che ancora credono in lui
e per persuadere i suoi protettori occidentali ad appoggiare il suo
movimento di "indipendenza del Tibet", che ha l'obiettivo
di separare il Tibet dalla Cina.
Il monaco e i suoi seguaci in esilio,
in gran parte ex aristocratici, sognano ancora di restaurare il
vecchio ordine politico e sociale del Tibet, un'oscura, medievale
società caratterizzata dalla teocrazia.
Il vecchio Tibet era un paradiso per le
classi dominanti, ma un inferno per la gente comune. Le pretese dei
separatisti sono contro il corso della storia e corso la volontà del
popolo tibetano.
Giovedì segna il 54esimo anniversario
dell'emancipazione dei servi tibetani. E' anche chiamato la quinta
"Giornata di Emancipazione dei Servi", un'evento celebrato
nella regione dell'altopiano.
Il 28 marzo fu scelto nel 2009 per
commemorare le riforme democratiche del Tibet del 1959, che misero
fine al feudalesimo e liberarono un milione di servi Tibetani, il 90%
della popolazione della regione.
Alcuni ex schiavi sono vivi ancora
oggi.
Nyima è una di questi. A 73 anni, ha una buona aspettativa di salute eccetto il dolore costante alle sue gambe. Questo problema, ha detto, è il risultato dei reumatismi inflitti quando era forzata a lavorare per molte ore per i padroni di servi della gleba, al freddo pungente e senza cibo adeguato.
Nyima è una di questi. A 73 anni, ha una buona aspettativa di salute eccetto il dolore costante alle sue gambe. Questo problema, ha detto, è il risultato dei reumatismi inflitti quando era forzata a lavorare per molte ore per i padroni di servi della gleba, al freddo pungente e senza cibo adeguato.
I tibetani qualunque come Nyma, sono
ancora inseguiti dagli incubi della loro infanzia.
E' giunta l'ora che il Dalai Lama e i
suoi seguaci smettano di manipolare i tibetani, dato che le loro
pretese separatiste sono contro il volere di questo popolo.
Traduzione dall'inglese di Andrea
Parti
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