"Guida all'autoimmolazione":
la follia disperata della cricca del Dalai Lama
"Self-immolation Guide":
desperate insanity of the Dalai clique
Yi Duo
PECHINO, 1 Marzo (Xinhuanet) –
Recentemente, la cricca del Dalai Lama ha pubblicato una "Guida
all'autoimmolazione" su internet, incoraggiando apertamente i
tibetani dentro ai confini cinesi ad "effettuare
l'autoimmolazione secondo i piani e le procedure necessarie".
La "Guida all'autoimmolazione"
dimostra un atteggiamento sobrio nel tramare e organizzare i crudeli
gesti delle autoimmolazioni, le risalta tra le molte azioni di
propaganda della cricca del Dalai Lama, perchè - tra tutte - è
quella che è in grado di ottenere maggiore attenzione da parte dei
riflettori.
Il libro è pubblicato col suo vero
nome solo per il "governo tibetano in esilio", per evitare
la pubblica condanna riguardo la manipolazione palese delle
autoimmolazioni. L'autore delle "Istruzioni" è Lhamo Je,
un "componente" per due mandati del "parlamento"
della cricca del Dalai Lama; ancora adesso ricopre una posizione
importante nel "sistema educativo".
La "Guida all'auotimmolazione"
consiste in quattro parti. La prima è una mobilitazione ideologica
che sostiene l'idea secondo cui gli autoimmolatori sono "grandi
e onorevoli eroi senza paura"; "sia gli eroi che le
eroine" devono essere pronti in qualsiasi momento a sacrificarsi
per "la giusta causa".
La seconda parte da istruzioni
dettagliate sulla "preparazione all'autoimmolazione",
compreso " selezionare luoghi e date importanti",
"registrare o scrivere le ultime volontà" e "chiedere
a un paio di persone fidate di registrare video e scattare foto".
La terza parte introduce "gli
slogan delle autoimmolazioni" e invita gli autoimmolatori a
gridare "Tibet Libero, lasciate tornare il Dalai Lama in Tibet,
rilasciate i prigionieri politici" e così via, chiedendo di
stampare gli slogan su volantini da lanciare sul posto così da
aumentare l'impatto visivo della scena.
La quarta parte illustra "altre
attività non violente" come "gridare a gran voce gli
slogan della campagna nelle scuole e in altri luoghi popolati",
"fare discorsi pubblici", "raccogliere petizioni per
il governo centrale" e sottolinea che "è davvero
importante lanciare varie attività nei campi della politica,
economia, religione e cultura".
Indipendemente dalla sua prospettiva,
questa "Guida all'autoimmolazione" può essere considerata
come "un notevole saggio", che equivale alla "confessione"
che la cricca del Dalai Lama ha commesso il crimine di manipolare le
autoimmolazioni.
Il capo del "governo tibetano in
esilio" ha chiesto al governo cinese di mostrare le prove delle
manipolazioni della cricca riguardo alle autoimmolazioni, "invitando"
gruppi cinesi per andare a Dharamsala alla ricerca di tali elementi;
loro stessi hanno reso pubbliche tali prove.
L'affidabilità di queste prove non sta
solo nella fonte dello scrittore, un alto funzionario della cricca
del Dalai Lama, ma anche nella conferma che ogni elemento del
contenuto elenca quanto accaduto nelle autoimmolazioni precedenti.
Infatti, pressochè tutti i casi si
sono verificati come la "Guida" aveva pianificato: qualcuno
filmava la scena, qualcuno gridava slogan separatisti, incitando e
radunando persone per evitare che il governo intraprendesse azioni di
soccorso.
Alcune volte la cricca del Dalai Lama è
persino stata capace di coprire tali pratiche con foto e video anche
per decine di minuti.
Il contenuto delle "ultime
volontà" gridate dagli autoimmolatori sono esattamente gli
stessi della "Guida".
Lorang Konchok, dichiarato colpevole di
omicidio volontario, ha agito su istruzioni della cricca del Dalai
Lama, che aveva bisogno di lui per sfruttare il suo status, la sua
influenza nel tempio, per incitare, istigare e costringere - con
l'aiuto di suo nipote - altri a darsi fuoco.
Prima che le autoimmolazioni
avvenissero, Lorang Konchok registrava le informazioni individuali e
familiari dei prescelti, scattando foto. Una volta che il crimine era
commesso, spediva immediatamente il materiale alla cricca del Dalai
Lama attraverso un telefono cellulare.
La "Guida all'autoimmolazione"
mira a "standardizzare e sistematizzare la pratica
dell'autoimmolazione per crearne in futuro una sorta di catena di
montaggio" e raggiungere il risultato "più efficiente"
possibile.
La "Guida all'autoimmolazione"
da anche uno schiaffo ad alcune forze occidentali. Per contenere e
dividere la Cina, per molti anni queste forze hanno indicato il Dalai
Lama come un modello di protesta "non violenta".
Dopo le autoimmolazioni, hanno
completamente ignorato i fatti, negando i crimini commessi dalla
cricca del Dalai Lama e indicando come causa di tali gesti la
politica del governo cinese. Inoltre, hanno mostrato compassione e
"preoccupazione" per i criminali condannati alla prigione
dalle leggi cinesi per incoraggiare altri manipolatori.
La pubblicazione della "Guida
all'autoimmolazione", che ammette apertamente il crimine della
cricca del Dalai Lama di sostenere e pianificare le autoimmolazioni,
le sue motivazioni politiche e i futuri piani di continue
manipolazioni non hanno salvato la faccia dei suoi maestri
occidentali.
Perchè la cricca del Dalai Lama
pubblica "La guida alle autoimmolazioni" in questo momento?
La ragione è che tra loro gli estremisti si sentono disperati.
Secondo il Sing Tao Daily canadese, il
quattordicesimo Dalai Lama una volta istruì così i suoi seguaci:
"Supponiamo di riporre alle armi per raggiungere i nostri
obiettivi, abbiamo bisogno in primo luogo di fucili e munizioni, ma
chi ce li venderà? Se trovassimo un venditore, dove troveremo i
soldi? Anche se avessimo quei soldi e comprassimo quei fucili, come
potrebbero essere trasportati in Cina attraverso il confine? La CIA
una volta ci gettò dagli aerei i fucili per noi, ciò è avvenuto in
passato e non succederà mai più".
Il quattordicesimo Dalai Lama imparò
la lezione dai suoi fallimenti: cercare "l'indipendenza del
Tibet" attraverso attività violente non funzionava ed era
meglio adottare il Middle Way Approach,
per ingannare il mondo e arrivare all'"indipendenza"
indirettamente. Comunque, questo piano politico non ha fatto nessun
progresso dalla sua nascita e perfino il canale di contatto con il
governo centrale cinese fu bloccato dalla stessa cricca.
Finora lo schema di manipolare le
autoimmolazioni è stato definito dalle loro menti malate come "più
alta forma di protesta non violenta", tutto ciò sarà
condannato. Tutto questo renderà alcuni estremisti ancora più
impazienti, per questo hanno pubblicato la "Guida
all'autoimmolazione", sperando che questo fuoco malvagio si
spenga almeno con qualche "successo".
Un'altra ragione per la pubblicazione
della "Guida all'autoimmolazione" è che i risultati di
questi gesti non abbiano influenzato l'opinione pubblica
internazionale come si aspettava la cricca del Dalai Lama. Magari
alcune potenze occidentali che hanno sempre appoggiato la cricca del
Dalai Lamanon non osano prendere il rischio di perdere reputazione
politica o legittimità morale di sostenere le autoimmolazioni: un
atto di violenza e di terrorismo pubblico.
In un'intervista al New York Times del
3 febbraio, il capo del "governo tibetano in esilio" si è
lamentato del fatto che: "Se l'autoimmolazione in Tunisia è
stato catalizzatore della Primavera Araba, perchè non abbiamo avuto
lo stesso supporto della comunità internazionale?".
Un commento da Chinese News Net ha
sottolineato che "le autoimmolazioni di tibetani hanno ricevuto
raramente l'appoggio della comunità internazionale".
E' difficile immaginare come la
comunità internazionale possa appoggiare atti così brutali e
inumani. Il governo cinese non crea le condizioni per incoraggiare i
tibetani a darsi fuoco.
Quindi non può essere condannato.
Quindi non può essere condannato.
I paesi occidentali conoscono tutti il
retroterra delle autoimmolazioni. Ci hanno rimesso la faccia a
sufficenza non condannando il "governo tibetano in esilio".
La cricca del Dalai Lama ha provato a
spingere sulle autoimmolazioni attraverso la pubblicazione di "Guida
all'autoimmolazione" per elemosinare la compassione
internazionale. Questo atto ha fatto riconoscere chiaramente alla
comunità internazionale la ferocia, la follia della cricca esortando
alcune potenze occidentali a trattenersi nel dargli sostegno.
La "Guida all'autoimmolazione"
pubblicata in questo momento dalla cricca del Dalai Lama cerca di
essere un ricatto politico contro il governo cinese, ma si è
rivelato essere vano.
Se il piano di "indipendenza del
Tibet" fallì nel 1959 attraverso lo scontro militare e la
ribellione armata, come è possibile ottenerla incitando alcune
povere persone a darsi fuoco?
Infatti, attraverso gli sforzi
congiunti a tutti i livelli dei governi locali, la frequenza delle
autoimmolazioni è stata frenata e la prova del ruolo del Dalai Lama
nella manipolazione delle autoimmolazioni è stata resa chiara. Molti
criminali, i cui atti sono detestati dalla gente del posto, sono
stati consegnati alla giustizia.
Tutto ciò dimostra l'impopolarità
della cricca del Dalai Lama in Cina e la popolarità del governo
cinese. Il governo vincerà la battaglia contro le autoimmolazioni
così come non si farà illusioni sulla cricca del Dalai Lama, non si
aspetterà la gentilezza di alcune potenze occientali, ma manterrà
la situazione sotto controllo sulla base dei nostri sforzi.
La fantasia della cricca del Dalai Lama
secondo cui ogni autoimmolazione eserciterà una pressione sul
governo cinese sarà altamente controproduttiva. Al contrario, ogni
caso di autoimmolazione avvenuto è un sanguinoso crimine aggiuntivo
che la cricca del Dalai Lama ha commesso sulla stessa etnia tibetana.
Voi, della cricca del Dalai Lama,
compresi gli autori della "Guida all'autoimmolazione",
sostenete ripetutamente che darsi fuoco è una forma di "protesta
pacifica"; vi aspettate la stessa attenzione dei venditori in
Tunisia? Allora, per favore, imparate dalla vostra guida quello per
cui gli abitanti della rete sono chiamati a fare. Se non osate darvi
fuoco, fermate la follia il prima possibile.
Luxun, un famoso scrittore cinese disse
che chi rimane vivo non ha diritto di persuadere gli altri a morire.
Quindi, fatelo prima voi se pensate che sia una buona idea.
Traduzione dall'inglese a cura di Andrea Parti
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